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«Questo libro nasce da esigenze di carattere personale e storico, perché non si è lavorato sulla memoria di un testimone lontano, ma su quella di un uomo la cui esistenza ci ha toccati da vicino. La prima parte non costituisce dunque un freddo esercizio filologico, bensì mira a una ricostruzione del modo di raccontare e di ricordare di Mario Ceretta, delle emozioni che egli riviveva scrivendo. Così la seconda sezione non ha pretese di saggio storico, ma tenta di ridare voce a chi non ne ha avuta o non ha voluto averne, di ricollocare al suo posto nella Storia un "disperso" le cui parole sono state chiuse per decenni in un cassetto, per non dimenticare quell'approccio alla microstoria come "storia dal basso" tanto caro a Peter Burke. Ai campi di sterminio sono sopravvissuti uomini e donne normali come Mario Ceretta. Che poi hanno dovuto sopravvivere a se stessi.» (G. Borriero - A. Magro)